Olio e Frodi
Le frodi sull’olio di oliva, i meccanismi di falsificazione, la frenetica corsa verso la sofisticazione del prodotto olio Italiano, il re della dieta mediterranea più ricercato al mondo.
Da diversi anni si parla di frodi nell'industria dell'olio d'oliva, dove alcuni produttori utilizzano tecniche ingannevoli per commercializzare prodotti che non rispettano gli standard di qualità richiesti. Alcuni utilizzano una combinazione di olio d'oliva e olio "lampante" importato dall'estero, come quello proveniente da Spagna, Grecia, Tunisia, Turchia o Siria. Questo olio lampante viene poi sottoposto a processi termici e fisici per eliminare gli odori e ridurre l'acidità, prima di essere mescolato con extravergine italiano, etichettato e venduto come "olio d'oliva italiano". Altri produttori utilizzano miscele di olio d'oliva lampante rettificato, olio di sansa rettificato e solo una piccola quantità di olio extravergine, vendendolo come "olio d'oliva extravergine italiano". Inoltre, alcune frodi utilizzano miscele a base di olio di nocciola, che ha una composizione chimica e organolettica simile all'olio d'oliva, per creare prodotti sofisticati e ingannevoli. Queste pratiche illegali rappresentano un rischio per la salute dei consumatori e danneggiano l'immagine dell'industria dell'olio d'oliva.
In sintesi, il problema principale è che il mercato dell'olio d'oliva è soggetto a frodi e contraffazioni, che possono avere un impatto negativo sulla qualità del prodotto che il consumatore acquista. L'importazione di olio di oliva dall'estero è molto diffusa, ma spesso l'etichettatura dei prodotti non indica l'origine delle olive impiegate, permettendo di fatto di vendere prodotti che non sono esclusivamente italiani come se lo fossero. Inoltre, le tecniche di contraffazione dell'olio d'oliva sono relativamente semplici e a basso costo, il che rende il problema ancora più grave. Tutto ciò rappresenta un danno per il consumatore, che rischia di acquistare prodotti di scarsa qualità o addirittura falsificati, ma anche per il produttore italiano, che si trova a dover competere con produttori stranieri che vendono i loro prodotti come se fossero italiani. Per risolvere il problema sono necessari interventi a livello legislativo, ma anche maggiore attenzione da parte dei consumatori, che devono imparare a riconoscere un olio d'oliva di qualità e a valutare con attenzione l'etichetta del prodotto prima di acquistarlo.
Di fronte a questi introiti è facile farsi prendere dalla FEBBRE DELL’OLIO e vendere l’anima al DIO DENARO. Una situazione alquanto sconcertante, che amplifica ancora di più la rabbia dei nostri olivicoltori, ormai costretti alle decisioni di mercato che solo pochi grossisti e piazzisti gestiscono.
Sono loro infatti, con la collaborazione anche dei grossi commercianti mondiali, coloro che con mano occulta, speculazioni, decidono i prezzi all’origine del prodotto olio. In sintesi vediamo cosa accade: Se la produzione mondiale dell’olio è abbondante, i maggiori grossisti e commercianti importano (a prezzi nettamente inferiori olio estero, oltre a fare altri miscugli e tagli), nel frattempo in Italia i nostri piccoli e medi produttori non riescono a piazzare/vendere a prezzi ragionevoli, il prezzo si abbassa (mentre gli scaffali dei supermercati Italiani si riempiono di olio estero), fino al punto che finalmente viene acquistato (fenomeno nettamente legato alla richiesta mondiale, senza dimenticare che noi italiani siamo i principali consumatori di olio, insieme a Spagna e Grecia).
La metà di quest’olio italiano non finirà sugli scaffali d’Italia, ma verrà venduto a prezzi più convenienti (vista la continua cresciente richiesta del pregiato olio Italiano all'estero).
Se la produzione mondiale è scarsa viceversa, come ad esempio, è accaduto nella campagna olearia del 1995/96 (la produzione mondiale è stata di 1.735,5 migliaia di tonnellate con un consumo di 1.892,5,) causata dalla scarsa produzione della Spagna, che rimane comunque il più grosso produttore di olio. Allora solo in questi casi il produttore respira aria pulita migliorando il suo bilancio, ed infine il consumatore a buone possibilità di acquistare quasi certamente olio prodotto in Italia.
La domanda:
La domanda posta dai lettori riguarda l'inganno e la falsificazione dell'olio di oliva e di altri prodotti agricoli in Italia. Il lettore chiede perché i mezzi di comunicazione non mettano in risalto questo problema e non informino in modo persistente e chiaro tutti i consumatori italiani. La risposta non è semplice perché i meccanismi e gli interessi economici del settore sono complessi e difficili da comprendere per i consumatori. Nonostante ciò, ci sono alcune iniziative e denunce da parte di associazioni dei consumatori che possono aiutare a prevenire l'acquisto di olio di oliva contraffatto o di bassa qualità. Inoltre, è importante informarsi e avere una cultura adeguata sul processo produttivo e di trasformazione dell'olio di oliva. Una buona soluzione può essere quella di acquistare direttamente in azienda, magari visitando un frantoio nelle vicinanze, per assicurarsi la qualità del prodotto. Infine, ci si può tenere informati seguendo gli eventi e le degustazioni dell'olio che si organizzano in diverse località d'Italia.
Prima di pa
tratto da www.frantoionline.it
Gli oli extravergine di oliva Italiani non sono tutti uguali clicca qui.....
Aggiornato il: 13 Maggio 2023