I Vantaggi dell’Olio Biologico e le difficoltà della produzione

L'agricoltura condotta con tecniche biologiche, cioè più attente all'ambiente di quelle tradizionali, continua a collezionare successi, ne è orgogliosa e guarda avanti per continuare a crescere. Tutto basato sull'attenzione degli italiani verso la salubrità dell'alimentazione ma anche sulla corretta applicazione delle regole. Nel 2017 la crescita del mercato è stata pari al 10%, nel 2018, secondo Ismea, l'aumento è stato del 7%. A fare la parte del leone la carne con +34%, le uova con +19,2% e l'olio extravergine di oliva con +13,8%. Proprio nelle tecniche biologiche si vede la via del rilancio di produzioni particolari come quella dell'olio di oliva.

L’olio extravergine è un alimento unico, per gusto, proprietà benefiche, quando è biologico arriva addirittura a migliorarci la vita. Perché sfrutta metodi che non danneggiano il suolo, l’ambiente e la nostra salute.

L’olio biologico, così come altri prodotti della filiera dell’agricoltura biologica, fa riferimento a metodi di produzione e coltivazione agricola che impiega solo sostanze naturali. La sua produzione è ottenuta rispettando le direttive del regolamento Ue sulla produzione biologica, normativa che distingue la produzione agricola dalla trasformazione. E’ severamente vietato l’uso di sostanze di sintesi chimica, come concimi, diserbanti, insetticidi, infatti il valore dell’olio biologico sta nel fatto della coltivazione della pianta più che la sua trasformazione. La crescita delle erbe infestanti vengono lavorate con tecniche agricole come le arature superficiali. Per quanto riguarda la trasformazione, l’olio biologico non deve attenersi a obblighi diversi da quelli a cui è sottoposto l’olio convenzionale. Tutti gli extravergini, infatti, per potersi definire tali devono essere lavorati rispettando pratiche virtuose che vanno dalla raccolta delle olive fino all’imbottigliamento finale. Se le olive vengono raccolte da terra anziché dall’albero, se vengono trasportate e stoccate in modo inadeguato, frante dopo troppo tempo dalla raccolta e magari pure ad alta temperatura, l’olio non avrà le caratteristiche necessarie a meritare in etichetta la scritta “extravergine”, convenzionale o biologico che sia.

L’olio extravergine di oliva biologico si ottiene esclusivamente dalle olive e attraverso la sola pressione delle olive, mediante procedimenti meccanici, ciò è confermato anche dal regolamento (UE) n. 1169/2011 secondo il quale sull’etichetta di un olio extravergine di oliva biologico è obbligatoria la seguente dicitura olio d’oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici. Non è prevista inoltre l’aggiunta di alcun additivo chimico. Produrre un olio extravergine d’oliva biologico di eccellente qualità con alte concentrazioni di acidi grassi monoinsaturi - acido oleico - ed elevati valori di polifenoli, richiede molte attenzioni.

Vediamo le fasi principali della lavorazione dell’olio extravergine di oliva biologico,la prima fase è

la raccolta, le olive vengono raccolte a partire dalla prima metà di ottobre fino alla fine di dicembre per mezzo di abbacchiatori, che attraverso le loro vibrazioni provocano la caduta delle olive sulle reti. Le olive raccolte vengono poi trasportate al frantoio dove avviene la vera lavorazione. Una volta giunte al frantoio vengono riversate in una tramoggia di carico ed eseguita la

defogliazione ed il lavaggio, questi due passaggi servono ad eliminare le foglie e tutti i corpi estranei eventualmente raccolti insieme alle olive.

Fase successiva è la gramolatura, durante questo passaggio la pasta ottenuta viene sottoposta ad un continuo e prolungato sfregamento per favorire l'uscita dell'olio. La gramolatura è un passaggio delicato, grazie al quale si riduce il volume della pasta stessa, si rompono le emulsioni di acqua e olio che si sono formate, favorendo così la successiva fase dell'estrazione.

Nell’estrazione, la pasta viene immessa in un decanter a due uscite, una per l'olio ed una per la sansa e l'acqua. Nella fase di decantazione/conservazione si ottiene l'olio biologico.

Le caratteristiche organolettiche e nutrizionali ed il gusto inconfondibile dell’olio extravergine di oliva biologico fanno di questo prodotto un elemento fondamentale per la salute ed il benessere del nostro organismo.

Alimento simbolo della dieta mediterranea , aggiunge ai tanti benefici anche quello di proteggere l’ambiente, la biodiversità e la capacità della pianta di sintetizzare con più facilità sostanze preziose per la salute. E’ ricco di acido oleico e di polifenoli. E’ privo di pesticidi, scevro da concimi chimici, anticrittogamici, diserbanti e ormoni artificiali ,condimento ideale per vegetariani e vegani . Rientra a pieno titolo nella categoria dei grassi sani.

Le conseguenze molto importanti per il metodo della coltivazione e produzione dell’olio biologico sono l’indipendenza dai combustibili fossili e il fare affidamento su mezzi di produzione disponibili localmente. Con questi processi naturali, l’agricoltura biologica incrementa la resistenza degli ecosistemi nei confronti di condizioni climatiche difficili, si consuma meno energia ed emette meno gas serra. Da una fonte di ricerca viene dimostrato che con il metodo biologico sono presenti meno residui di pesticidi, minori concentrazioni di cadmio e un maggior quantitativo di antiossidanti.

Nonostante le superfici agricole destinate al biologico crescano di anno in anno, il comparto del bio, che dovrebbe essere incentivato, continua a riceve scarsi contributi dai fondi pubblici per l’agricoltura ed è ostacolato da una maggiore burocrazia. Nei nostri campi chi inquina viene pagato è quanto viene rivelato al SANA di Bologna il Rapporto Cambia la Terra, a chi inquina, e cioè all’agricoltura che utilizza pesticidi, va la quasi totalità dei soldi pubblici, sia europei che nazionali. Al bio solo il 2,9 delle risorse, a fronte di spese e costi maggiori. La quasi totalità delle sovvenzioni europee e nazionali vanno all’agricoltura che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici. La politica agricola comunitaria sovvenziona per il 97,7% l’agricoltura convenzionale. Vale a dire, i soldi pubblici sostengono l’utilizzo della chimica di sintesi. In Italia al biologico, che rappresenta circa il 14,5% della superficie agricola coltivata su territorio nazionale, va solo il 2,9% delle risorse. Una sperequazione nell’attribuzione degli aiuti sancita dai meccanismi di attuazione italiana della Pac (Politica agricola comunitaria) per il periodo 2014-2020, criticabile se si pensa che il il biologico contribuisce a ridurre i costi ambientali e sanitari collettivi, favorendo la tutela del paesaggio e il calo dell’inquinamento da erbicidi e pesticidi. Secondo i dati del Servizio studi della Camera, i finanziamenti della Pac 2014-2020 all’agricoltura italiana sono pari a 62,5 miliardi: 41,5 miliardi di euro dell’Unione europea e 21 miliardi che arrivano dallo Stato nazionale. Il 75% dei finanziamenti è destinato al cosiddetto Primo Pilastro e all’Organizzazione comune di mercato, mentre mediamente il 25% è destinato al Secondo Pilastro, che sono i Programmi di sviluppo rurale delle Regioni. Un quadro che appare a tutto vantaggio dell’agricoltura convenzionale. Al biologico, va meglio quando si analizza il finanziamento specifico che giunge dai Programmi di sviluppo rurale (Psr), in questo caso a decidere sono le regioni italiane. Attraverso i bandi della cosiddetta Misura 11, dedicata proprio all’agricoltura biologica, al bio arrivano la maggior parte dei finanziamenti. Ma la misura rimane comunque minore rispetto a quanto, grazie alla Misura 10

COSTI MAGGIORI PER GLI AGRICOLTORI BIO

Sono gli agricoltori biologici a sostenere i costi prodotti dall’inquinamento causato dalla chimica di sintesi. Dalla burocrazia alla maggiore quantità di lavoro necessaria a produrre in modo efficace e a proteggere il raccolto dai parassiti senza ricorso a diserbanti e concimi di sintesi. Carichi economici

difficili da calcolare con esattezza, ma che di sicuro gravano sugli agricoltori bio. Si pensi solo che il costo da sostenere in caso di prima notifica è di circa 2.790 euro, mentre per il mantenimento annuale è di poco inferiore ai 1.000 per una azienda biologica media, con una dimensione di circa 28 ettari. In altre parole, è chi non inquina a pagare di più. Eppure ormai l’impatto economico dei pesticidi ormai è documentato da studi e ricerche internazionali. L’agricoltura industrializzata che usa chimica di sintesi, è tra le cause del cambiamento climatico in atto. E non meno grave è il danno sugli ecosistemi naturali e sulle specie animali. I mercati Nazionali e Internazionali sono interessati con attenzione ai prodotti biologici, certificati, controllati, sicuri, come solo l'agricoltura biologica può garantire. Le tante difficoltà di tipo burocratico stanno portando al problema di non riuscire a spendere tutti i fondi disponibili. Mancano meno di 2 anni alla fine e noi non abbiamo ancora speso neanche la metà dei fondi.

Con una produzione più che dimezzata e una raccolta ai minimi storici di quest’anno -40% , dovuto principalmente al maltempo, dove vento, piogge e soprattutto condizione climatiche variabili, in maniera repentina ed imprevedibile, troppa acqua e troppa umidità, l’ Azienda Agricola Tripaldi, per poter mantenere la qualità dell’olio biologico, secondo i propri canoni, ha dovuto anticipare i tempi della raccolta con conseguenza diminuzione della resa, tutto a discapito del frantoio che ha dovuto sostenere costi altissimi , ma avendo sposato il progetto del biologico, della questione ambientale e della salvaguardia del clima e di crescenti esigenze da parte dei consumatori in termini di qualità degli alimenti e i nuovi orientamenti della politica agricola comunitaria, ecosolidale ed ecosostenibile, l’Azienda Agricola Tripaldi nonostante le difficoltà oggettive, dovute anche alla scarsa considerazione delle istituzione preposte , continuerà su questo tipo di modello di sviluppo che sarà sostenibile delle aree rurali.

Pubblicato il: 7 Dicembre 2018