Olio Straniero in Tavola?

Nonostante la pandemia il flusso di olio straniero sulle tavole italiane non si è fermato, anzi. Nell’ultimo anno l’importazione di olio dall’estero è cresciuta del 5% portando più di 700 milioni di bottiglie negli scaffali di supermercati e discount. Una vera e propria beffa per un Paese che può vantare il miglior olio d’oliva al mondo, che sia vergine o extravergine.

Attenti alla qualità
Questa vera e propria invasione di olio straniero ha fatto scattare l’allarme qualità. La Coldiretti ha evidenziato come ben 7 miscele di oli stranieri venduti come extravergini sui 15 analizzati al panel test sono risultati essere dei semplici oli di oliva vergine. In pratica il consumatore pensa di risparmiare, ma non sa che il prodotto venduto non è della qualità sponsorizzata e quindi invece di risparmiare va a pagare di più. Oltre a questo, spesso, c’è il rischio sofisticazione e naturalmente la qualità di olio inferiore ai cultivar italiani. Questo significa che anche gli olii stranieri, realmente extravergine, sono di qualità inferiore rispetto a quelli italiani.
Le caratteristiche dell’olio extravergine
Un olio per essere definito e venduto come extravergine,– spiega la Coldiretti – deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare la prova del panel test, obbligatoria per legge dal 1991 e condotta da assaggiatori esperti e allenati, senza presentare difetti organolettici. 
L’attribuzione di una sola nota negativa da parte degli assaggiatori accreditati può influire notevolmente sulla classificazione dell’olio di oliva. Infatti, la regolamentazione europea stabilisce che per essere considerato olio extravergine di oliva, il prodotto deve superare determinati criteri di qualità organolettica, stabiliti attraverso analisi sensoriali condotte da panel di assaggiatori professionisti. Se un olio di oliva non supera tali criteri, viene declassato a una categoria inferiore, ad esempio da extravergine a vergine, oppure a olio di oliva di qualità inferiore.

Il Comitato di assaggio del Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma che ha sottoposto alla prova organolettica i 15 oli è accreditato Accredia, riconosciuto dal Coi, il Consiglio oleicolo internazionale, che è l’organizzazione internazionale che si occupa di regolamentare il settore dell’olio di oliva a livello globale. Il Coi stabilisce le norme di qualità e le procedure di analisi sensoriale per la classificazione dell’olio di oliva e fornisce un sistema di certificazione per l’olio extravergine di oliva.

In particolare, il Coi stabilisce che l’olio extravergine di oliva deve avere determinate caratteristiche organolettiche, come un aroma e un sapore fruttato, un equilibrio tra l’amaro e il piccante e una bassa acidità. Inoltre, l’olio extravergine di oliva deve essere ottenuto esclusivamente dalla spremitura a freddo delle olive, senza l’utilizzo di prodotti chimici o solventi.

Come difendersi
Ci sono molti modi per difendersi da parte dei consumatori e del sistema in generale. Naturalmente il primo passo tocca alle autorità: intensificare i controlli significa salvaguardare un prodotto fondamentale per gli italiani, che genera anche un’importante filiera, e salvaguardare allo stesso tempo la salute dei cittadini.

Allo stesso tempo i consumatori possono difendersi da soli con alcuni piccoli accorgimenti:

  1. Acquistare prodotti da produttori che effettuano i controlli di qualità ed hanno tutte le certificazioni Ministeriali e Regionali in regola.
  2. Diffidare da prezzi troppo bassi, produrre olio extravergine ha dei costi fissi. Se il prezzo è troppo basso qualcosa non torna.
  3. Leggere sempre le etichette e le informazioni dei nutrienti. Spesso abbagliati da messaggi pubblicitari e da prezzi convenienti non ci si accorge che si è in presenza di oli miscelati.
  4. Comprare sempre prodotti made in Italy, abbiamo l’olio extravergine più buono al mondo e che tutti ci invidiano, perché comprarne uno di dubbia provenienza?

Pubblicato il: 3 Giugno 2021
Aggiornato il: 12 Maggio 2023
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